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By: Innoveazine Acceso: Luglio 27, 2017 In: Innoveazine Comments: 0

Il termine black hat SEO viene usato per indicare delle pratiche, utilizzate per aumentare il rank di una pagina e che non rispettano i termini dei motori di ricerca.

Imparando dove possibile a conoscere gli algoritmi di Google, ed il loro funzionamento per determinare il posizionamento di una pagina, con queste pratiche si cerca di eludere questi algoritmi. Chi si serve di tali tecniche sono sicuramente le pagine che creano contenuti di bassa qualità, ma che vogliono ottenere posizioni migliori nei motori di ricerca. Sono considerati black hat le parole chiave ripetute all’infinito, link nascosti all’interno di una pagina, etc…

Strategie che rientrano nel “Black Hat SEO”

Appare chiaro come, se scoperta, una pagina che utilizza tali metodi poco ortodossi, viene immediatamente esclusa dal motore di ricerca e dalle pagine ad essa collegate. Alcune delle pratiche da non effettuare sono state chiaramente descritte nelle guide per webmaster di Google ed altri motori di ricerca.

Nonostante ciò, pare che in alcuni casi le tecniche black hat funzionino realmente, e per un periodo di tempo limitato possano avere successo e far aumentare il numero di visualizzazioni di una pagina. Ma Google sta mettendo in atto tecniche sempre più sofisticate per identificare sempre in anticipo tali stratagemmi e punirli duramente.

Di questo argomento se n’è parlato sul forum “seroundtable”; è stato creato un sondaggio nel quale si chiedeva agli utenti la propria opinione: diverse sono state le risposte. C’è chi crede che il black hat SEO sia stato un fenomeno del passato e che oggi, con algoritmi più precisi, non sia così facile prendersi gioco di Google. Altri dicono che non solo esiste, ma se si conosce bene come usarlo, è ancora efficace nel determinare il rank di una pagina.

La verità sicuramente sta nel mezzo. Chi ha intenzione di creare pagine di spessore e destinate a durare nel tempo, di certo dovrà diffidare da questi escamotage.